Ora esporrò la lezione su “Otto condizioni disprezzabili”.
Così disse il glorioso Ātreya.
Per quel che concerne il corpo, vi sono otto tipi di uomini disprezzabili: troppo alti e troppo bassi, troppo pelosi e senza peli, troppo scuri e troppo chiari, troppo corpulenti e troppo magri.
Nell’obesità e nella magrezza eccessiva vi sono molti altri aspetti spiacevoli.
Negli obesi la durata di vita è ridotta, la scioltezza dei movimenti è limitata e la sessualità problematica; tali individui sono deboli, emettono cattivo odore, sono afflitti da traspirazione e sperimentano fame e sete in eccesso. Questi sono gli otto difetti (dell’obesità).
L’obesità deriva dal nutrimento eccessivo, dal consumo di alimenti pesanti, dolci, freddi e grassi, dalla mancanza di esercizio fisico e di attività sessuale, dalla pratica del sonno diurno, dall’indulgenza continua nei piaceri, dall’assenza di attività intellettuale e da fattori ereditari.
Nell’obeso il grasso solo prospera, non così gli altri tessuti, con il risultato che la durata della vita si accorcia; la flaccidità, la mollezza e la pesantezza del grasso limitano la scioltezza dei movimenti; la pochezza del seme e l’ostruzione dei canali da parte del grasso rendono difficoltosa l’attività sessuale; la condizione squilibrata dei tessuti provoca debolezza; i difetti e la natura stessa del grasso più la traspirazione generano cattivo odore; l’associazione del grasso con kapha, la sua fluidità, abbondanza e pesantezza, insieme con l’intolleranza all’esercizio fisico inducono ipertraspirazione; l’acutezza del fuoco digestivo e la gran quantità di vāta nel canale digerente stimolano in eccesso la fame e la sete.
Di conseguenza la persona digerisce velocemente il cibo e sviluppa un appetito eccessivo; se il momento del pasto è anche un po’ ritardato va incontro a disordini seri.
In special modo agni e vāta creano complicazioni. Essi bruciano l’obeso come l’incendio brucia la foresta.
Se la pinguedine aumenta troppo, vāta e gli altri doṣa danno luogo velocemente a malattie violente che portano via la vita in breve tempo.
E’ considerata obesa quella persona che, a causa della crescita eccessiva del grasso e della carne, ha natiche, addome e seni penduli, e la cui energia non corrisponde all’accumulo (di sostanza).
Questi sono dunque i difetti, le cause ed i sintomi dell’obesità; ora passerò a descrivere quelli relativi alla magrezza eccessiva.
Il consumo abituale di cibi e bevande secchi, i regimi depletivi, la dieta troppo parca, l’applicazione eccessiva delle terapie, la tristezza, la soppressione del bisogno di dormire, i massaggi con sostanze secche, i bagni frequenti, la predisposizione costituzionale, la vecchiaia, le malattie protratte e la collera rendono l’uomo magro oltre misura.
L’individuo troppo magro non tollera l’esercizio fisico, i pasti abbondanti, la fame, la sete, le malattie, le medicine, l’eccesso di freddo e di caldo, la troppa attività sessuale.
L’uomo deperito va soggetto principalmente a malattie della milza, a tosse, a consunzione, a problemi respiratori, al gulma, ad emorroidi, a disordini addominali ed a malassorbimento.
La persona troppo magra ha natiche, addome e collo scavati ed un reticolo esteso di vasi, è ridotta pelle ed ossa e presenta spesse nodosità (articolari).
Gli individui obesi e quelli macilenti sono sempre malati e devono continuamente venire curati con terapie dimagranti e ricostituenti rispettivamente.
Tra le due condizioni, obesità e magrezza, la seconda è preferibile: i trattamenti sono equivalenti ma se viene una malattia essa affligge di più l’obeso (rispetto al magro).
L’uomo che ha muscoli ben proporzionati, corporatura bilanciata ed organi di senso stabili non è sopraffatto dalla forza delle malattie.
Una tale persona tollera bene la fame e la sete, il caldo ed il freddo, l’esercizio fisico. Digestione ed assimilazione sono buone e le sue carni sono armoniosamente sviluppate.
Per gli obesi occorre un regime dimagrante a base di sostanze pesanti e non nutrienti
(Per far dimagrire l’obeso bisogna ricorrere a):
cibi e bevande che riducano vāta, kapha ed il grasso; enteroclismi con sostanze secche, calde e forti, massaggi secchi; una ricetta a base di guḍucī, bhadramusta, triphalā, takra ariṣṭa e miele; una formula eccellente a base di viḍaṅga, zenzero, alcali, polvere fine di ferro, miele, polvere d’orzo e di āmalakī; una ricetta a base delle cinque radici mescolate con miele; assunzione di śilājatu con succo di agnimantha; consumo di alimenti come praśatikā, priyaṅgu, śyāmāka, yavaka, orzo, jūrṇahva, kodrava, mudga, kulattha, cakramudgaka; assunzione di semi di āḍhakī con paṭola ed āmalakī ; uso di bevande post-prandiali quali acqua e miele od ariṣṭa riducenti il grasso, la carne e kapha.
Queste sono le misure da adottare per sconfiggere l’obesità.
Colui che desidera liberarsi dell’obesità deve accrescere gradualmente le veglie notturne, l’attività sessuale, l’esercizio fisico e l’attività intellettuale.
Il sonno, la contentezza, un letto confortevole, il riposo della mente, la quiete, l’astensione dal lavoro mentale, dal sesso e dall’esercizio fisico, la visione di cose care, i cereali ed il vino freschi, la zuppa di carne di animali domestici, di palude ed acquatici, le carni ben insaporite, lo yogurt, il ghi, il latte, il succo della canna da zucchero, il riso, le lenticchie māṣa, il frumento, i derivati dello zucchero di canna, gli enteroclismi con sostanze grasse e dolci, il massaggio quotidiano con l’olio, l’applicazione di creme grasse, i bagni, l’uso di profumi e di ghirlande, gli abiti chiari, l’eliminazione tempestiva delle impurità, l’impiego di formulazioni rivitalizzanti e di afrodisiaci curano la magrezza eccessiva e procurano uno sviluppo eccellente agli uomini.
Un uomo diviene certamente pingue come un cinghiale evitando di preoccuparsi per gli affari, adottando una dieta nutriente ed indulgendo nel sonno.
Quando gli organi di senso affaticati si ritirano dai loro oggetti, la mente essendo esausta, allora l’uomo dorme.
Felicità ed infelicità, floridezza ed emaciazione, forza e debolezza, virilità ed impotenza, conoscenza ed ignoranza, vita e morte: tutti questi dipendono dal sonno.
Il dormire ad orari inappropriati, il dormire troppo od il non dormire portano via la felicità e la vita come la Notte del Tempo.
Un sonno appropriato, invece, conferisce al corpo felicità e longevità, proprio come la conoscenza della realtà conferisce perfezione allo yogin.
Possono dormire in qualsiasi momento del giorno coloro che sono consumati dal canto, dallo studio, dal vino, dalle donne, dal lavoro, dai carichi pesanti e dal camminare, coloro che soffrono di indigestione, gli individui traumatizzati ed emaciati, gli anziani ed i bambini, le persone deboli, coloro che sono afflitti da disidratazione, da diarrea e da dolori, che soffrono di affanno, di singhiozzo e di smagrimento, che sono caduti od hanno subito ferite, che sono dementi, che sono affaticati da viaggi e da veglie notturne, che sono prostrati dalla collera, dai dispiaceri e dalla paura, che sono abituati al sonno diurno. Equilibrio dei tessuti e forza vengono a loro (attraverso il sonno), kapha nutre le loro membra e la durata della loro vita si stabilizza.
Ma durante l’estate, quando vāta aumenta nei corpi prosciugati dal riassorbimento e le notti si fanno corte, allora il sonno diurno è raccomandato.
Eccetto che durante l’estate il sonno diurno è sconsigliato perché aggrava kapha e pitta.
Non dovrebbero mai dormire di giorno gli individui corpulenti, le persone che consumano cibi grassi, che sono di costituzione kapha, che soffrono di disordini kapha o di avvelenamenti.
I seguenti problemi si manifestano negli uomini a causa del non salutare sonno diurno: halīmaka, cefalea, immobilità, pesantezza del corpo, dolori diffusi, estinzione del fuoco digestivo, pressione sul cuore, edemi, inappetenza, nausea, rinite, emicrania, orticaria, eruzioni cutanee, pustole, prurito, torpore, tosse, disturbi della gola, obnubilamento della memoria e dell’intelletto, ostruzione dei canali, febbre, debolezza degli organi di senso, intensificazione dell’azione dei veleni.
Il saggio, pertanto, che conosce il sonno che fa bene e quello che fa male, dorme felicemente.
Star svegli di notte porta secchezza mentre dormire di giorno porta untuosità. Riposare in posizione seduta non causa né secchezza né ostruzione dei canali.
Così come il nutrimento, il sonno è benefico per la conservazione del corpo. Corpulenza ed emaciazione in particolare dipendono dal sonno e dal nutrimento.
Massaggi, applicazione di unguenti, bagni, zuppe di carne di animali domestici, di palude ed acquatici, riso con yogurt, latte, grassi, vino, contentezza di mente, profumi e suoni graditi allo spirito, carezzamenti, terapia nutriente per gli occhi, impacchi su capo e viso, un letto ben preparato, la dimora confortevole e l’avvento dell’orario abituale (del riposo) portano velocemente quel sonno che era disturbato per qualche causa.
Purgazione del corpo e della testa, emesi, paura, ansietà, collera, fumo, esercizio fisico, salassi, digiuno, un letto scomodo, l’abbondanza di sattva e l’annullamento di tamas controllano un’inclinazione malsana al sonno che si sia manifestata. Tali fattori sono causa di insonnia insieme con il lavoro (eccessivo), l’età, i disordini, la natura (insonne) e vāta.
Esistono un sonno indotto da tamas, un sonno dovuto a kapha, un sonno provocato dall’affaticamento della mente e del corpo, un sonno che annuncia la morte, un sonno conseguente alle malattie ed un sonno che è dovuto alla natura stessa della notte.
Quest’ultimo è considerato il migliore: nelle parole dei saggi esso è “ciò che nutre le creature”. Il sonno causato da tamas è la radice dei peccati; gli altri, poi, vanno annoverati tra le malattie.
Ecco dei versi (riepilogativi):
Le condizioni umane disprezzabili e tra di esse le due particolarmente censurabili; le cause responsabili di tali condizioni, i loro difetti e le terapie; coloro per i quali il sonno in dati momenti è salutare ed coloro per i quali in dati momenti esso è malsano; il trattamento e le cause del sonno eccessivo e dell’insonnia; i tipi di sonno con le rispettive cause.
Tutto ciò è stato descritto da Punarvasu, discendente di Atri, in questa lezione dedicata a “Le otto condizioni disprezzabili”.
Così termina il capitolo ventunesimo, intitolato “Otto condizioni disprezzabili”, nello ślokasthāna del trattato composto da Agniveśa e redatto da Caraka.
Tratto dal Caraka Saṃhitā Sūtrasthāna Capitolo ventunesimo
Otto condizioni disprezzabili – Traduzione Dott. Ernesto Iannaccone