Una sorgente comune: I Veda - Lo stesso obiettivo: Benessere Totale.
Nel suo compendio di Ayurveda, Charaka afferma che "lo Yoga è essenzialmente una parte dell'Ayurveda" (Charaka Samhita Sutra Sthana, 1:40,30:20,24) e definisce lo Yoga con il termine Moksa "liberazione), la cessazione di tutte le miserie umane (Charaka Samhita Sarira Sthana, 1:136) .
In India, da sempre lo Yoga e l'Ayurveda coesistono, dove si pratica l'Ayurveda si pratica anche lo Yoga e viceversa. Ad esempio, presso la Facoltà di Ayurveda alla Banaras Hindu University (la più grande Università del continente indiano) esiste un corso completo per operatori di Yoga "Yoga for better living" offerto agli studenti di medicina.
YOGA: FILOSOFIA E PRATICA
L'origine dello Yoga, così come dell'Ayurveda, va indietro nel tempo di migliaia di anni. Diverse fonti la datano a 5.000 anni fa quando la saggezza dei Rishi (veggenti) venne espressa agli uomini in forma di scrittura, i Veda.
Troviamo accenni sullo Yoga in quasi tutta la letteratura vedica, dalle antiche Upanisad alla Bhagavad Gita .
La Bhagavad Gita (il Canto del Signore) è la più grande opera scritta sullo Yoga, in essa viene esposta tutta la filosofia dello Yoga sotto forma di dialogo tra Dio (il Signore Krishna) e l'uomo (il devoto Arjuna).
Nei diciotto capitoli viene affrontato il più profondo dei misteri, la vera natura dell'essere umano in relazione con l'Universo.
La parola Yoga significa Unione, aggiogamento, dalla radice sanscrita yuj, unire. Nel contesto della filosofia indiana, l'unione avviene tra l'anima individuale e l'anima universale. L'uomo deve cercare il divino dentro di sé (il Regno dei Cieli è dentro di noi), lo Yoga fornisce un sistema di pratiche per il raggiungimento di questa meta, dando la possibilità al praticante di misurare i progressi fatti durante questo percorso di crescita, in termini fisici, mentali, sensoriali e di consapevolezza.
Come ogni altra saggezza, anche la saggezza dello Yoga rischiò di perdersi nel tempo, finché tra l'ottavo e il terzo secolo avanti Cristo, Maharshi Patanjali, medico, storico, grammatico e grande saggio codificò tutta la conoscenza dello Yoga e la rese valida come scienza dell'equilibrio, una scienza da mettere in pratica per rendere la vita dell'uomo armoniosa.
Lo Yoga classico di Patanjali è diviso in otto aspetti, con precise indicazioni sul come eseguirli, prenderne coscienza e realizzarli. Questo sistema è chiamato Astanga Yoga, ovvero "Le otto membra dello Yoga" ed è come una scala con otto gradini da percorrere gradualmente, i quali via, via diventano sempre più interiori. La pratica degli otto aspetti dello Yoga conduce gradualmente agli stadi più elevati di consapevolezza e alla vita spirituale.
Nei primi due gradini vengono esposte una serie di indicazioni per una condotta morale. Questi due gradini vengono chiamati Yama e Niyama, nel primo aspetto sono contenute le indicazioni di una condotta morale nei riguardi degli altri esseri, nel secondo nei riguardi di noi stessi.
In essi sono contenuti i principi per una vita moralmente sana come: la non – violenza, che implica l'eliminazione dell'odio e della paura, cause della violenza, ed incita alla ricerca di un amore senza Ego, incondizionato, universale. La non - falsità, che guida alla ricerca della verità. Il non appropriarsi di ciò che non ci appartiene, il che incita all'accontentarsi di ciò che si possiede. Il non accumulare, che indica una vita fatta di cose semplici ed essenziali, da condividere con gli altri. E' l'incitamento a saper donare.
Poi segue la disciplina, il richiamo a seguire delle regole di vita. Infine viene indicata l'osservanza all'ispirarsi a un modello divino, questo spinge a prefiggersi uno scopo spirituale da realizzare nella propria vita quotidiana.
Tutti questi principi espressi nei primi due aspetti dello Yoga vengono realizzati grazie ad una trasformazione psicofisica che avviene attraverso la pratica che inizia dal terzo gradino dell' Astanga Yoga.
Al terzo gradino troviamo le Asana. Questo termine significa "Stare a lungo in una postura immobile". Le Asana agiscono forzando delicatamente il corpo in posture particolari che vengono mantenute a lungo nella totale immobilità, portando l'attenzione al respiro durante l'esecuzione, il mantenimento e lo scioglimento della postura si permette al corpo di entrare in uno stato di profondo rilassamento, questo permette di eliminare tutte le tensioni accumulate. Nello stesso tempo la mente acquisisce uno stato di vigilanza interiore permettendo di raggiungere una perfetta coordinazione psicofisica. Il primo livello di unione che la pratica dello Yoga si prefigge di realizzare è nel rapporto Mente/Corpo.
Il quarto gradino dello Yoga è il Pranayama, il controllo del respiro, dirigere il soffio vitale, Prana; attraverso precise tecniche respiratorie. L'obbiettivo è quello di raggiungere Yama, ovvero l'espansione, e l'espansione del respiro indica anche l'espansione della mente. Tutto questo attraverso la disciplina e le regole.
Dall'espansione della mente viene il distacco, Pratyahara, il quinto gradino che porta ad essere osservatori di noi stessi e a non essere presi dal mondo dei sensi.
Da questi gradini si arriva ai gradini che portano direttamente al mondo interiore, al Se', alla Coscienza. Dhyana e Dharana, sesto e settimo gradino, la Meditazione e la Concentrazione, attraverso cui si trascende la mente e si sperimenta lo stato di totale appagamento, la beatitudine, il divino che è in noi.
Questo raggiungimento, nello Yoga viene chiamato Samadhi, estasi o illuminazione. La realizzazione della "dimensione divina", e colui che ha realizzato questa realtà viene chiamato Siddha, l'uomo risvegliato, colui che è riuscito a realizzare se stesso come un essere divino. Non più io né mio, ma noi, poiché avrà realizzato di essere in unione con tutti gli esseri.
Questa, a brevi tratti, è la filosofia dello Yoga, una filosofia di vita pratica dove l'uomo assume un importante ruolo nel proiettarsi a vivere la vita attimo per attimo, assaporandola nella sua infinita bellezza.