- “L’Italia è un paese malato di mente”. Comincia così una recente intervista (link all’intervista) rilasciata dal professor Vittorino Andreoli - psichiatra, docente e scrittore di indubbia fama – in cui viene tracciato un profilo inquietante del nostro paese e di conseguenza dei suoi abitanti. Lo psichiatra individua quattro sintomi che nello specifico certificherebbero il disturbo. Il primo è un masochismo nascosto che viene celato dall’ esibizionismo, un inspiegabile desiderio di trattarsi male che si nasconde dietro una maschera, dietro l’abitudine a recitare e a fingere di essere ciò che non si è e non si ha. E questa mania è il secondo sintomo. Il terzo è invece un individualismo spietato, quello che nella consapevolezza di essere in pericolo porta a salvare solo se stessi o la propria stretta cerchia di congiunti. E infine la fede nei miracoli. Non la fiducia in sé o negli altri, ma una cieca speranza che tiene immobili e fa procrastinare ogni decisione, nell’attesa di un improbabile Godot, una figura che richiama il tanto spesso evocato “uomo del miracolo” di cui nulla si conosce ma che sicuramente sistemerà tutto.
L’analisi del professor Andreoli è alquanto interessante e suscita interrogativi, sia a livello personale ma anche in ambito Ayurvedico. Infatti, l’Ayurveda è una antica medicina e come tale si occupa di tutti i tipi di malattia, compresi quelli mentali che nei testi antichi vengono chiamati unmada e che sono puntualmente elencati per tipologia e sottotipi. Ma quali sono le cause di questi disturbi?
“Il glorioso Atreya afferma che la sua causa è solo il prajnaparadha, errore dell’intelletto. E’ a causa di esso infatti, che l’individuo […] si comporta in modo sbagliato o fa altre cose sbagliate dello stesso tipo”(CS.Nid.7.10)
La Charaka Samitha è chiara in proposito. La causa delle malattie mentali è il prajnaparadha, quello che traduciamo comunemente con “errore dell’intelletto”. Le funzioni dell’intelletto sono sostanzialmente tre: Dhii (discriminazione); Dhrithi (volontà); Smriti (memoria). Analizziamole una per una applicate al caso/Italia.
DHII, è un termine che viene tradotto come “discriminazione” intendendo per essa la saggezza, ovvero la capacità della Buddhi in primo luogo di distinguere tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, e quindi di comprendere le leggi naturali. Una fra tutte, l’osservazione che il Tutto è Uno, anche se sembra manifestarsi attraverso una molteplicità che è invece apparente. Da questa considerazione si deduce che l’Universo è un sistema di relazioni dove tutto è in stretta connessione. Pensarsi separati e autonomi dal resto del mondo è un’illusione prima ancora che un’ingenuità. Ne consegue che l’individualismo spietato, di cui parla Andreoli, diventa in quest’ottica un madornale abbaglio.
DHRITI, si riferisce alla “volontà” intesa come “controllo mentale” e in alcuni casi viene tradotta con “pazienza”. Indica il coraggio di evitare ciò che è nocivo per noi stessi. Masochismo, esibizionismo e recita non sono forse atteggiamenti mentali fortemente dannosi per l’individuo?
SMIRTI, e sulla “memoria”, invece? Forse a commento di ciò basterebbe lasciar parlare Montanelli, che intervistato da Alain Elkan così si espresse in merito: “Un Paese che ignora il proprio ieri, di cui non sa nulla e di cui non si cura, non può avere un domani. Mi ricordo una definizione che mi dette in tempi lontanissimi un mio maestro, Ugo Ojetti: ‘Tu non hai ancora capito che l’Italia è un paese di contemporanei, senza antenati né posteri, perché senza memoria!’ Avevo venticinque anni, la presi per una battuta, per un paradosso. Col tempo mi sarei reso conto che aveva perfettamente ragione”.
Dal nostro punto d vista, Dhii, Dhriti e Smirti sono tutte presenti. Si può confermare quindi che siamo in presenza di prajnaparadha e quindi di unmada. Il professor Andreoli ha drammaticamente ragione. Non ci rimane, a questo punto, che parlare di cura. Cosa consiglia l’eminente accademico?
“Nessuno psichiatra può salvare questo paziente che è l’Italia” dice Andreoli “ Non posso nemmeno toglierti questi sintomi, perché senza ti sentiresti morto. Se ti togliessi la maschera ti vergogneresti, perché abbiamo perso la faccia dappertutto. Se ti togliessi la fede, ti vedresti meschino. Insomma, se trattassimo questo paziente secondo la ragione, secondo la psichiatria, lo metteremmo in una condizione che lo aggraverebbe. In conclusione, senza questi sintomi il popolo italiano non potrebbe che andare verso un suicidio di massa”.
E secondo l’Ayurveda? Come interverrebbe uno psichiatra che sia anche medico Ayurvedico? Cercheremo di scoprirlo al più presto.
(continua)