Le impurità delle cellule hanno degli equivalenti nella mente: paura, rabbia, collera, avidità, coercizione, incertezza e altre emozioni negative che, possono rivelarsi dannose come qualsiasi tossina chimica. In altre parole, la connessione mente-corpo trasforma le attitudini negative in tossine chimiche, i cosiddetti “ormoni dello stress” implicati in molte differenti malattie. L’Ayurveda raggruppa ogni tendenza negativa sotto la definizione di “ama mentale” o tossina mentale, da cui è necessario ripulire la mente. Ma come?
Non è possibile purificare la mente solo pensandolo. Una mente in preda all’ira non può avere la meglio sulla collera; la paura non può soffocare la paura. Occorre piuttosto una tecnica che vada oltre il campo in cui dominano paura, collera e tutte le altre forme di ama mentale. Questa tecnica è la meditazione. Se insegnata e usata nel modo giusto, la meditazione permette a una persona di liberare dall’ama pensieri ed emozioni.
Meditare non significa costringere la mente al silenzio: è trovare la quiete che esiste già. Infatti, esaminando ciò che sta dietro a sensi di colpa, ansie, risentimenti, illusioni, fantasie, speranze non realizzate e vaghi sogni della mente, diventa chiaro che siamo dominati dal nostro dialogo interno. Migliaia di anni fa i maestri dell’Ayurveda hanno sentenziato che ognuno di noi è vittima della memoria.
Dietro lo schermo del nostro dialogo interno, c’è qualcosa di completamente diverso: il silenzio di una mente non imprigionata nel passato. Quello è il silenzio che, attraverso la meditazione, intendiamo portare nella nostra consapevolezza.
Perché è così importante? Perché il silenzio è il luogo di nascita della felicità. È dal silenzio che scaturiscono i nostri slanci di ispirazione, la tenerezza della compassione e dell’empatia, la percezione dell’amore. Si tratta di emozioni delicate, che possono facilmente andare perdute nel rumore caotico del dialogo interno.
Se intendete dedicarvi alla ricerca dei benefici spirituali della meditazione, è importante che troviate un insegnante qualificato, la cui tradizione spirituale goda del vostro rispetto. Intanto, però, potete imparare subito alcune tecniche di meditazione “fisiologiche”, che vi porteranno alla quiete interiore approfittando del silenzio naturale che esiste nel sistema corpo-mente in stato di rilassamento.
Quando siete pronti, sedetevi in silenzio e abbandonate le mani lungo i fianchi o tenetele in grembo. Ora, tenendo gli occhi chiusi, cominciate a respirare in modo fluido e leggero. Lasciate che diventi un po’ leggero. Ancora una volta, non imponete nulla: quando sentite che la respirazione vuole diventare un po’ meno profonda, lasciate che accada. Se comincia a mancarvi l’aria, non vi preoccupate: ve ne serve un po’ di più perché sta affiorando qualche stress profondo, oppure avete costretto la vostra respirazione a essere più leggera di quanto volesse essere. Riprendete il ritmo respiratorio in cui il vostro corpo si sente più a suo agio. Quando troverete agevole eseguire questo tipo di respirazione senza sforzarvi, potrete pronunciare in aggiunta il mantra so hum, pensando silenziosamente so a ogni inspirazione e hum a ogni espirazione.
Andate avanti con questo esercizio dai due ai cinque minuti, con gli occhi chiusi e focalizzando la mente su una respirazione semplice e naturale.
Che cosa succede con questo esercizio? Forse vi siete accorti che, per il solo fatto di prestare attenzione alla respirazione, vi siete immersi in un rilassamento sempre più profondo con la conseguenza che la vostra mente si è naturalmente calmata. Ve ne siete accorti? Se è così, forse avete avuto l’esperienza di qualche attimo di silenzio completo, ma forse non lo avete notato perché non vi ho chiesto di stare all’erta. Se lo aveste cercato, il silenzio non avrebbe potuto esserci. Tuttavia immagino che qualche attimo abbiate perduto la percezione del tempo e questo indica che eravate molto vicini al vostro obbiettivo. Quello che accade alla maggior parte della gente è una rarefazione dei pensieri, un altro segno positivo.
Divenendo più esperti nella meditazione, comincerete a percepire il ritorno di un’energia e di una vitalità giovanile, affioranti da uno strato più profondo del sistema nervoso. Questo è un grande cambiamento, la vera fontana della giovinezza.
Sebbene la meditazione per molti secoli sia rimasta avvolta da un’aura di misticismo, nella sua essenza più profonda è insito questo estremamente pratico e niente affatto mistico procedimento per calmare la mente. È il modo più sicuro per aprire un canale di benessere.
La mente guarisce se stessa - Una esperienza individuale.
La vita di Matt subì un cambiamento profondo nel corso del suo ultimo anno di scuola superiore, quando i suoi genitori divorziarono in modo traumatico. Adorato dai genitori, nella vita scolastica Matt con il minimo sforzo riusciva ad avere sempre il massimo dei voti e così aveva vinto la borsa di studio per il MIT. In famiglia il divorzio fu un momento difficile per tutti; Matt ricorda di aver trascorso ore sdraiato sul letto ad ascoltare i violenti litigi dei suoi genitori oltre la parete.
Fu così che cominciò a soffrire di mal di testa. La brillantezza d’ingegno e la concentrazione lasciarono il posto a una profonda depressione. Matt partì per il college ma, lontano da casa, i suoi sintomi peggiorarono. I mal di testa diventarono ogni giorno più tremendi, con fitte accecanti, perdite di equilibrio e vomito. Matt sprofondò nel baratro della depressione e senza concludere il primo semestre fu costretto ad abbandonare gli studi. La concentrazione gli era diventata praticamente impossibile, al massimo riusciva a leggere un giornale o ad ascoltare un po’ di musica.
Matt andò a vivere con suo padre, un importante avvocato che, vedendo il figlio in quelle condinzioni, si sentiva profondamente frustrato. Nel tentativo di aiutarlo, prese Matt a lavorare nel suo studio e lo fece visitare da alcuni psichiatri, che provarono a curarlo con la psicanalisi e con gli antidepressivi. Nessuna di queste terapie ebbe effetti duratori. Anche le cure mediche contro il mal di testa non diedero frutti. A ventun anni Matt era così depresso che doveva lottare contro pensieri suicidi.
Fu allora che un amico gli parlò della meditazione. Il suo medico convenne che la meditazione avrebbe potuto aiutarlo e lo incoraggiò a provare. Matt imparò che la meditazione è una tecnica prettamente meccanica, che va eseguita per venti minuti al mattino e alla sera. Si prende posto in silenzio su una sedia, si chiudono gli occhi e si utilizza, secondo le istruzioni, un mantra, una parola scelta non per il suo significato ma esclusivamente per il suo suono. Essa attrae la mente e la conduce, naturalmente e senza sforzo, a livelli sempre più sottili del processo del pensiero.
A mano a mano che il mantra si muove dolcemente nella consapevolezza, la mente comincia a sperimentare livelli di pensiero sempre più sottili, fino a quando tutto il pensiero rimane indietro.
A questo punto noi diciamo che la mente ha trasceso. Non essendo più agganciata al pensiero , la mente rimane esposta alla sua più profonda natura, alla pura consapevolezza ha un grande potere rigenerante sulla mente, che con sempre maggiore facilità si distacca dai vecchi modelli di pensiero che, fissatisi nella mente, cadono in modo spontaneo. Quando questo succede la mente impara a guarirsi da sola.
Fin dalle prime volte in cui praticò la meditazione, Matt percepì un cambiamento evidente nel suo stato mentale. Apparivano piccole isole di chiarezza in cui egli si sentiva vigile, libero dalla confusione e dalla depressione e gioioso. Con il tempo le isole si fecero sempre più grandi: Matt viveva per i momenti in cui poteva raggiungerle. Tuttavia le isole di chiarezza rimanevano confinate ai suoi momenti di meditazione. Durante i periodi di attività, la depressione tornava a dominarlo. Dopo qualche mese Matt mi venne a trovare.
“L’esperienza che stai vivendo”, dissi io, “è data dai diversi livelli di consapevolezza. La depressione è a un livello, i mal di testa a un altro livello, le isole di chiarezza a un altro ancora. La meditazione ti porta sempre più in profondità dentro te stesso, fino a quando raggiungerai la zona che non è stata toccata dalla malattia. Quella è una parte molto autentica di te stesso.
“Se continuerai a meditare, questi momenti di chiarezza si espanderanno e diventeranno la norma. Attualmente tu sei fissato su certi modelli della tua consapevolezza e il tuo corpo lo sa. La depressione ha catturato la tua attenzione, ecco perché trovi difficile, se non impossibile, concentrarti su altri oggetti.
“Ma come hai visto, puoi lasciarti andare. La meditazione è un lasciarsi andare, un permettere a se stessi semplicemente di essere. E quando lascerai che tutto ciò accada, la tua attenzione che non cambia mai e che noi semplicemente chiamiamo sé. Il sé è la dimora originaria della mente e, ritornando a esso, trasmetti alla tua mente la stessa pace e lo stesso silenzio.”
Tracciai un semplice diagramma.
“Usando la tecnica della meditazione, la mente lascia lo stato dell’attività e si fonde nel silenzio. Dopo qualche secondo o qualche minuto, essa riemergerà naturalmente, come un tuffatore che riappare alla superficie dell’acqua. Che cosa la porta indietro? Gli stessi impulsi che ci guidano ogni giorno, i nostri desideri. Anche un minimo desiderio provoca un’increspatura sulla superficie del silenzio, che poi si espande e sfocia in un pensiero.
“Questo pensiero, però, non è più lo stesso di prima. Porterà con sé un’aura di felicità e di freschezza, perché proviene da un livello più profondo.”
Matt raccontò che poco tempo prima si era manifestato un nuovo fenomeno. Nei movimenti di chiarezza gli apparivano improvvisamente dei versi a formare un0intera poesia che, però, non gli arrivava parola per parola o attraverso il normale processo del pensiero. Semplicemente appariva.
“E’ un buon segno”, dissi io. “Più ti avvicini al tuo centro creativo, più tutto il tuo stile di pensiero cambia. Invece di manifestarsi a pezzetti, le cose appaiono per intero. I conflitti scompaiono. Il sé è un territorio diverso, un nuovo scenario per la mente. Finché ti trovi laggiù, l’esperienza di te stesso è completamente diversa.” E aggiunsi con dolcezza: “L’intesa sofferenza che sperimenti nella mente è una distrazione dalla realtà. La realtà è che tu puoi recarti in queste isole di pace ogni volta che vuoi. Esse sono parti permanenti di te stesso; se tu vi risiedessi sempre; la depressione non avrebbe possibilità di toccarti. Quello che la meditazione ti sta insegnando è che la realtà, nel senso dell’interezza, ha un enorme potere di attrazione. Sta cercando di richiamarti a casa e tu stai già cominciando ad avere fiducia in questo processo, non è vero?”
Matt ammise che le cose stavano così, aggiungendo che le sue emicranie erano notevolmente diminuite e che incominciava a intravedere la possibilità di rivolgere l’attenzione al suo sogno di sempre, cioè diventare uno scrittore.
“Anche questa fiducia è un ottimo segno”, affermai, “ti stai ricordando di te stesso. Trovare il tuo io, il tuo sé, è un processo molto profondo che non finisce mai. Il tuo corpo sta ascoltando segnali più salutari e, se continuerai a ricondurre la tua mente alla sua sorgente, sempre più positivi. Ormai hai aperto la via: per stare bene ci vuole soltanto un po’ di tempo.”
La meditazione come medicina - Alcune considerazioni scientifiche
Questa è l’incoraggiante storia di un paziente, ma l’applicazione su larga scala della meditazione per guarire le malattie è anch’essa altamente promettente. Uno degli esempi migliori è quello della pressione alta, detta anche ipertensione, il famigerato “killer silenzioso” che, quasi asintomatico, risulta però collegato alla stragrande maggioranza degli attacchi cardiaci e degli infarti.
Un terzo degli americani adulti si trova al livello di guardia dell’ipertensione, circa trenta milioni di essi sono già stati messi sull’avviso dai loro medici e tuttavia non fanno nulla per curarsi. La meditazione ottiene spesso buoni risultati nella cura dell’ipertensione. Lo ha dimostrato nel 1974 uno studio condotto alla Harvard Medical School. Vennero effettuate milleduecento misurazioni su ventidue pazienti ipertesi, sia prima sia dopo che avevano imparato a meditare. In un periodo variante da un mese a cinque anni, la media delle misurazioni scese da 150/94 a 141/88. ciò significa che la pressione diastolica (la minima) era scesa dal livello di guardia a un livello accettabile; la pressione sistolica (la massima) non si era abbassata di molto (120 o 130 è il livello considerato normale), ma vi fu comunque un miglioramento significativo. Questi risultati, ottenuti anche parecchi studi successivi, erano indipendenti dalle eventuali cure mediche contro la pressione alta.
Non trattandosi di casi di ipertensione grave, potrete pensare che il risultato non sia niente di eccezionale, tuttavia alla lunga anche un piccolo aumento della pressione sanguigna è considerato estremamente pericoloso. La metà dei casi di decesso associati all’ipertensione rientra nel livello di guardia. Per le compagnie di assicurazione la misurazione della pressione resta il più importante indizio di aspettativa di vita. Un uomo di mezza età con una pressione normale (120/80) ha un’aspettativa di vita superiore di sedici anni rispetto a quella di uno affetto da ipertensione moderata (150/100).
Solo attraverso la pratica della meditazione gran parte delle persone sotto i quarant’anni può aspettarsi di scendere sotto il limite stabilito come il livello di guardia, cioè 130/90.
La meditazione può anche abbassare gli eccessivi livelli di colesterolo. Il colesterolo è un fattore primario di rischio per gli attacchi cardiaci, perché l’eccesso di colesterolo nel sangue è direttamente collegato ai depositi di placca grassa che bloccano le arterie che vanno al cuore.
Apparentemente, sembra bizzarro che la mente possa controllare il colesterolo nel sangue. Il livello del colesterolo dipende da una complessa interazione di elementi diversi, ma tutti fisici: dieta, età, fattori ereditari, efficienza digestiva, funzionamento del fegato. Alcuni anni fa, però, in Israele due ricercatori, M.J. Cooper e M.M. Aygen, selezionarono ventitré pazienti con alti livelli di colesterolo; a dodici di essi fu insegnata la meditazione, che praticarono per undici mesi. I soggetti furono selezionati in modo che l’età, la dieta, il peso e l’esercizio fisico non avessero rilevanza.
Al termine del tempo stabilito, il gruppo che praticava la meditazione rivelò un notevole decremento dei livelli di colesterolo, da una media di 255 a una di 225. (La media degli adulti negli Stati Uniti è di 200.) Chi non aveva praticato la meditazione non ebbe alcun abbassamento significativo. In un altro studio della stessa èquipe si ottennero riduzioni analoghe, che questa volta dimostrarono come il colesterolo possa essere abbassato in soggetti con valori più normali.
Queste scoperte fanno pensare che l’intero sistema corpo-mente possa essere influenzato da un’unica tecnica mentale e infatti, recentemente, gli incoraggianti risultati ottenuti sull’ipertensione e il colesterolo si sono allargati a molte altre malattie. Il dottor David Orme-Johnson, un ricercatore psicologo della Maharishi International University, ha esaminato la salute di duemila soggetti che praticavano la meditazione. Tutti i soggetti selezionati da Orme-Johnson erano intestatari di una polizza di assicurazione di gruppo sulla salute per meditatori. Per ottenere questa polizza occorreva filmare una carta in cui si affermava che l’assicurato praticava la meditazione regolarmente; l’accoedo comprendeva la clausola di controlli periodici allo scopo di verificare che l’assicurato meditasse correttamente. La polizza era stipulata con un’importante compagnia nazionale che copriva centinaia di altri gruppi. Non c’erano prerequisiti riguardanti la dieta o lo stile di vita.
Orme-Johnson voleva verificare la differenza del numero di consulti medici fra un tipico meditatore e una persona qualunque. Tale differenza a cure mediche non ospedaliere:
· con una percentuale del 46,8 per cento in meno di zero a diciannove anni;
· con una percentuale del 54,7 per cento in meno da diciannove a trentanove anni;
· con una percentuale del 73,7 per cento in meno dai quarat’anni in su.
Si tratta di un miglioramento eclatante. Un meditatore di mezza età, per esempio, si reca dal medico una volta su quattro rispetto a un suo coetaneo che nion pratica la meditazione. Un altro aspetto altamente significativo è il fatto che le persone più anziane traggono benefici maggiori.
Considerando le specifiche malattie, l’indagine rivelò che gli attacchi cardiaci e il cancro, le due più importanti cause di morte in America, si riducevano molto più della norma. I meditatori avevano:
l’87,3 per cento in meno di ricoveri ospedalieri per malattie cardiache;
il 55,4 per cento di ricoveri per tumori benigni e maligni di ogni tipo.
Non sono mai state registrate riduzioni di questa portata come conseguenze di tecniche di prevenzione convenzionale. Se un farmaco per la riduzione del colesterolo avesse fatto diminuire gli attacchi cardiaci del cinquanta per cento, ci sarebbero stati titoloni su tutti i giornali del mondo (e ovviamente questo non è successo). Questa affermazione è doppiamente vera nel caso del cancro. In questo campo qualsiasi riduzione sarebbe un fatto senza precedenti. Dopo oltre cinquant’anni di ricerca massiccia, nonostante il grande impiego di capitali, il tasso medio di incidenza del cancro negli Stati Uniti rimane lo stesso e il periodo di sopravvivenza dopo la diagnosi non ha subito cambiamenti significativi. Ovviamente mi riferisco all’insieme dei pazienti; i singoli individui possono avere decorsi diversi da quelli indicati dalle statistiche e in certi tipi di cancro, come la leucemia infantile e il cancro alla mammella localizzato, la medicina ha fatto grandi progressi.
Per avere un paragone corretto, Orme-Jonson fece riferimento a seicentomila assicurati con la stessa compagnia, esaminò tutte le richieste prodotte nell’arco di cinque anni per essere sicuro di non avere a che fare con una deviazione a breve termine dalla normalità. Complessivamente, il meditatore, bambino, adulto o anziano che fosse, andava dal medico la metà delle volte di un americano medio.
- Testo tratto da “Benessere Totale – Deepak Chopra”